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    Come stimolare l’acquaticità nei bambini

    L’essere un bebè non è una controindicazione alla pratica del nuoto; anzi, nei primi mesi di vita i bimbi non sono in grado di `afferrare´ le cose, mentre con l’acqua riescono a giocare. L’acqua è amica dei più piccoli e contribuisce al loro sviluppo armonico.

     

    Già nel pancione i bambini sono stati in contatto con il liquido amniotico; la familiarità acquistata con tale ambiente va sotto il termine “acquaticità”, come giustamente specificato in uno studio dell’Osservatorio Epidemiologico Nazionale sulla Salute e la Sicurezza negli Ambienti di Vita. 

    Bebè che nuota in piscina

    La precocità dell’ingresso in acqua non è legata solo all’assenza di controindicazioni, ma soprattutto al fatto che il bambino può incontrare meno difficoltà, non avendo ancora sviluppato quelle paure che si presenteranno nello stadio successivo della sua vita. L’esperienza con la vicinanza della mamma o del papà nella piscina è fonte di gioia reciproca . E’ molto importante che genitori e istruttori rispettino i tempi ed il desiderio del piccolo, evitando le situazioni di tensione che influiscono negativamente con il rapporto con l’acqua e con il percorso di crescita psicofisica.

     

    Precauzioni per la piscina

     

    Al “primo appuntamento” con l’acqua mamma e papà devono rigorosamente essere presenti. È nella scelta della piscina che ci si deve mostrare esigenti. I piccoli hanno, infatti, una cute molto sottile e delicata che può divenire fertile terreno per funghi e infezioni. Occorre, quindi, fare molta attenzione e scegliere con cura un luogo sicuro e igienico. E’ possibile recarsi in numerose aree studiate appositamente per i corsi di acquaticità neonatale. Molte di queste piscine vantano un ricambio d’acqua continuo che garantisce l’igiene grazie all’uso di prodotti delicati, compatibili con la pelle dei neonati e dei bambini. Inoltre, la temperatura dell’acqua può essere mantenuta costante, in genere dai 30 ai 34 gradi.

     

    Vantaggi della piscina

     

    • Consente di utilizzare l’ambiente acquatico come stimolo allo sviluppo psicomotorio.
    • Arricchisce il bagaglio emotivo e percettivo del bambino attraverso la particolare esperienza di gioco realizzata in acqua con i propri genitori/istruttori.
    • Aiuta il bambino a sviluppare una certa autonomia in acqua, propedeutica ad un futuro apprendimento del nuoto.
    • Grazie all’estrema facilità di adattamento che caratterizza i primi mesi di vita, secondo il pediatra milanese Italo Farnetani i piccolissimi diventano più intelligenti in acqua. Lo ha dichiarato in un articolo pubblicato su La Stampa. L’uso del tatto e dei riflessi dell’acqua stimolano il cervello, favorendo anche lo sviluppo motorio e il rilassamento del bebè. Grazie al potere calmante del liquido, spiega Farnetani, sono garantiti sonni tranquilli.
    • Se il mare o la piscina sono solo un miraggio, ben venga un bel bagnetto in casa a durata variabile, secondo la tecnica “della nonna” per cui quando il bambino ha i brividi è arrivato il momento di tirarlo fuori dall’acqua. Farnetani raccomanda sempre ai genitori di ricordarsi di bagnare spesso la testina del neonato, e fargli tante docce durante la giornata dato che il sistema di termoregolazione dei più piccoli non è ancora ben formato.

     

    Benefici dell’acquaticità neonatale

     

    • Abitua il neonato al contatto con l’acqua.
    • Aumenta la consapevolezza nella respirazione.
    • Sviluppa l’autonomia acquatica.
    • Stimola lo sviluppo di attenzione e coordinazione.
    • Rinforza il suo sistema immunitario.
    • Migliora lo sviluppo di cuore, polmoni e apparato muscolo-scheletrico.
    • Accresce l’autostima.
    • Offre un momento di intimità e condivisione tra adulto/bambino.
    • E’ divertente!

     

    L’acquaticità nelle diverse fasi della crescita

     

    E’ importante capire cosa succede al vostro piccolo attraverso le tappe evolutive che caratterizzano il rapporto dei bimbi con l’acqua. Gli istruttori della Società Sportiva Nuotatori Genovesi segnalano 4 momenti fondamentali corrispondenti alle esigenze acquatiche del piccolo.

     

    3-9 mesi: Il bimbo è in simbiosi con la mamma

     

    L’istruttore effettua le prime immersioni sfruttando l’istinto di apnea, che rende automatica la chiusura della glottide. Il bambino muove con piacere gli arti superiori e inferiori e quando batte le mani in acqua si diverte!

     

    10-18 mesi: Desiderio di scoperta

     

    Inizia il distacco dalla mamma e la voglia di esplorare con sempre maggiore curiosità i giochi e le persone in vasca. Questa fase coincide con i primi momenti in acqua senza il supporto di mamma e papà attraverso la ciambella, i salamini, la macchina di sostegno, ecc… Il vostro bimbo inizia a sperimentare la possibilità di governare il proprio corpo.

     

    19-26 mesi: Maggiore autonomia nei movimenti sia a terra sia in acqua.

     

    Continua la fase di distacco dalla mamma e dal papà, mentre il piccolo prende dimestichezza con il galleggiamento. Si muove in autonomia dove tocca, cerca i giochi preferiti e si diverte a versare l’acqua da un contenitore all’altro.

     

    27-36 mesi: Consolidamento dell’autonomia in acqua e prime forme di separazione dal genitore.

     

    Il galleggiamento migliora e si iniziano ad eliminare le ciambelle e gli strumenti di sostegno. Il bimbo a quest’età sperimenta le prime immersioni autonome a corpo libero attraverso percorsi acquatici e varie tipologie di tuffi (dal bordo, dal tappeto, lanciati, da seduti, in piedi).

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