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    La cura del moncone ombelicale: domande e risposte

    La cura del moncone ombelicale è spesso motivo di ansia per i neo-genitori. E i dubbi su come trattare al meglio la ferita fanno parte del rientro a casa di tutte le neo-mamme.

     

    La tradizione popolare è ricca di letteratura su cosa fare e cosa non fare prima e dopo la caduta del moncone per evitare pericolose infezioni, ma anche perché l’evento nei secoli si è caricato di elementi mistici e scaramantici.

    Giovane mamma si occupa delligiene e della cura del suo bebè

    Oggi per fortuna i progressi della medicina hanno fatto sì che l’onfalite (il nome scientifico dell’infezione del moncone) sia molto rara e curabile con gli antibiotici e, almeno nei paesi occidentali, il conseguente rischio di sepsi (infezione generalizzata) per il neonato sia quasi azzerato. Non per questo, però, la cura del cordone va sottovalutata. In sostanza, si deve agire per non permettere la proliferazione dei batteri e nello stesso tempo favorire il naturale processo di cicatrizzazione della ferita.

     

    Le risposte alle principali domande che le mamme si pongono sulla cura del moncone ombelicale

     

    Quando va reciso il cordone ombelicale?

     

    Il cordone ombelicale, che a fine gravidanza misura in media 50-60 cm, nella moderna pratica ospedaliera viene reciso subito dopo la nascita, a una distanza di pochi centimetri dall’addome. Si aspetta che la placenta abbia terminato il suo lavoro e il cordone non pulsi più per chiudere il moncone ombelicale con una piccola pinza di plastica e reciderlo. Secondo alcune teorie bisognerebbe invece aspettare l’espulsione della placenta, in modo che il distacco avvenga davvero in maniera fisiologica.
    In Australia è diffusa la pratica del lotus birth, che consiste nel non effettuare il taglio, per lasciare che placenta e cordone restino attaccati al bambino fino a quando cadono spontaneamente.

     

    Come si pulisce il moncone ombelicale?

     

    Una volta era pratica comune pulire ogni giorno il moncone con sostanze disinfettanti (alcool, la fucsina, il mercurocromo, lo zucchero salicilato), in genere però si è visto che l’effetto era quello di ritardare la cicatrizzazione.
    I più recenti studi clinici indicano invece che, in ambienti puliti, dove la mamma si occupa personalmente del bebè e della sua igiene personale, il trattamento più efficace per favorire il rapido distacco del moncone sia semplicemente tenerlo asciutto e pulito, coperto da una garzina, senza applicare nessuna sostanza.
    È sufficiente cambiare ogni giorno la garza e controllare, durante ogni cambio del pannolino, che il moncone sia ben asciutto, roseo e non emani cattivo odore. Se invece si fosse bagnato con la pipì (con i maschietti accade spesso!), occorre detergerlo bene con una garzina imbevuta di acqua, asciugandolo bene subito dopo, prima di ricoprirlo di nuovo con la garzina pulita. L’uso della garza garantisce la buona circolazione dell’aria, evitando il contatto con la plastica del pannolino, che tenderebbe a creare un ambiente umido sfavorevole alla cicatrizzazione.

     

    Come facilitare la caduta del cordone ombelicale?

     

    Il moncone si secca e guarisce più in fretta se si riesce a tenerlo asciutto. Di solito infatti le ostetriche consigliano di evitare il bagnetto fino a quando non cade. Il distacco avviene nel giro di tre-sette giorni, durante i quali è buona pratica lasciare ogni tanto il piccolo senza pannolino nella culla, in modo che il moncone resti all’aria.

     

    Che cosa succede dopo la caduta?

     

    Al posto del moncone ombelicale si forma una crosticina, che può anche ricoprirsi di una secrezione bianca, dovuta all’effetto dei globuli bianchi che lavorano per la formazione della crosta. Si potrebbero anche trovare alcune macchioline di sangue sul pannolino, all’altezza dell’ombelico. Per precauzione è meglio tenere la parte ancora ben asciutta, finché la crosticina cadrà per lasciare posto alla cicatrice.

     

    Quando bisogna consultare il pediatra?

     

    È necessario consultare tempestivamente il pediatra se:

     

    1. Si notano in loco segni di possibile infezione, come cute gonfia e arrossata o se il neonato manifesta dolore se toccato vicino al moncone.
    2. In caso di febbre.
    3. Quando c’è un sensibile ritardo nel distacco del moncone oltre le 4 settimane di vita.
    4. Se dopo la caduta del moncone la ferita continua a sanguinare in modo abbondante, mentre un leggero sanguinamento è assolutamente normale e non deve destare preoccupazioni.
    5. Dopo la caduta del moncone potrebbe formarsi sulla ferita un granuloma, tessuto di cicatrizzazione sovrabbondante e sporgente che può anche essere ricoperta da una secrezione di muco e sangue. Anche se non è un fattore di rischio per le infezioni, è bene consultare il pediatra che suggerirà una cura per accelerare la guarigione.

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