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    Co-sleeping, tutti i pro e i contro

    Un buon riposo è davvero indispensabile, non solo per un bambino ma anche per mamma e papà. Come ben sai, il sonno dei neonati è un argomento piuttosto delicato, soprattutto nei primi mesi di vita, quando i piccoli faticano a distinguere il giorno dalla notte e necessitano di poppate notturne. Per far sì che il tuo bimbo abbia fin da subito un rapporto sereno con il momento della nanna è importante abituarlo a una corretta routine del sonno, scegliendo la modalità che riterrai più adatta alle esigenze tue e del tuo bambino. Tra i diversi metodi per far addormentare i bambini uno dei più discussi e controversi del momento è certamente quello del co-sleeping. Vediamo insieme di cosa si tratta e quali sono tutti i pro e i contro del sonno condiviso tra bambini e genitori.
     

    Cos’è il co-sleeping?

    Il co-sleeping, o sonno condiviso, è una pratica che consiste semplicemente nel lasciare che il proprio bambino, ancora neonato, dorma nel lettone insieme alla mamma e al papà. Infatti, se la scelta di posizionare la culla o il lettino nella camera dei genitori è assai diffusa per motivi di comodità o di sicurezza (ad esempio per agevolare l’allattamento durante la notte o per vegliare sul sonno del bambino), il metodo del co-sleeping prevede la condivisione del lettone (per questo viene spesso indicato anche come bed-sharing) per una serie di motivazioni che vanno al di là degli aspetti più prettamente pratici.

    cosleeping

    Presupposti scientifici del co-sleeping

    Il principale sostenitore del metodo del co-sleeping è il professor James McKenna, antropologo e direttore del Laboratorio di ricerca sul sonno materno-infantile dell’Università di Notre Dame, nonché uno dei principali esperti a livello mondiale in tema di allattamento e sonno condiviso. Dopo lunghi anni di ricerca scientifica, nei suoi studi McKenna ha evidenziato come nella maggior parte delle specie animali i piccoli dormano insieme alla mamma finché non diventano autosufficienti e sono in grado di badare a se stessi. Secondo l’antropologo, per i neonati stare con la mamma è indispensabile alla crescita: il contatto materno è benefico perché in grado di influenzare e regolare il sistema fisiologico del bambino e, di fatto, è dimostrabile che il loro respiro, la temperatura, la pressione arteriosa e i livelli di stress si influenzano reciprocamente.¹ Viceversa, McKenna afferma che la pratica di lasciare che i bambini dormano da soli fin da neonati, oltre ad essere sbagliata, sia anche priva di riscontri empirici.
     

    Anche la psicologa Margot Sunderland, direttrice del Center for Child Mental Health di Londra, non molto tempo addietro si era schierata in favore del sonno condiviso, assicurando che il co-sleeping non comporta alcuna conseguenza psicologica per i bambini, anzi, li aiuterebbe a diventare persone più calme, tranquille ed equilibrate da adulte.²
     

    Secondo uno studio della Stony Brook University di New York condotto su un campione di 944 coppie e pubblicato sulla rivista medica “Pediatrics” nel 2011,³ per un neonato abituato al co-sleeping non ci sarebbe alcun effetto negativo né a livello psicologico né cognitivo. Al contrario, in base a quanto emerso dalla ricerca, dormire in un lettone che profuma della mamma e del papà, tra mille coccole e attenzioni, aiuta il piccolo a essere più socievole e aperto con gli altri bambini e contribuisce a creare un’armonia profonda con i genitori.
     

    Accanto a questi riscontri scientifici si aggiungono altri vantaggi del co-sleeping. Il sonno condiviso facilita l’allattamento al seno non solo per motivi pratici, ma anche perché aiuta a consolidare il legame tra mamma e bambino. Infine, ma non per ultime, ci sono motivazioni di carattere affettivo ed emozionale, in quanto lasciare che il bambino dorma con la mamma e il papà risponde a una serie di bisogni di protezione e sicurezza insiti nella natura umana: il bimbo che dorme nel lettone si sente confortato e rassicurato, non solo nell’immediato (ad esempio in caso di risvegli notturni), ma anche da grande.
     

    Svantaggi e opinioni contrarie sul co-sleeping

    Per decenni l’opinione pubblica si è schierata contro il sonno condiviso per una serie di motivazioni di ordine igienico, legate alla sicurezza e alle possibili ripercussioni psicologiche per i bambini. Oggi i recenti studi scientifici hanno portato a una riabilitazione della tecnica del co-sleeping ma, nonostante ciò, essa trova ancora l’opposizione di una parte consistente di medici ed esperti, oltre che di parte dei genitori. Una delle principali accuse rivolte ai suoi sostenitori è la possibile pericolosità del sonno condiviso: specialmente quando si tratta di un neonato, dormire nello stesso letto insieme alla mamma e al papà esporrebbe il piccolo al rischio di urti, schiacciamenti o di soffocamento. Sempre in tema di sicurezza, secondo uno studio “Lancet” del 2004, il co-sleeping aumenterebbe i fattori di rischio della SIDS:⁴ la ricerca in questione ha evidenziato un lieve incremento del rischio di morte improvvisa per i neonati abituati a dormire con genitori fumatori o con tendenza a fare uso di alcolici, o a causa di posizioni scorrette assunte nel lettone o per la presenza di un materasso, un cuscino o una coperta troppo morbidi e non adatti.
     

    Inoltre è opinione assai diffusa ritenere che il co-sleeping contribuisca a “viziare” i bambini che, abituandosi al lettone, poi faticherebbero a imparare a dormire da soli. Infine si aggiungono motivazioni di tipo etico e morale: oltre a minare l’intimità della coppia, dormire con mamma e papà è per molti sinonimo di genitori iperprotettivi e di un comportamento quasi morboso, che potrebbe avere risvolti psicologici negativi sui bambini, rendendoli più insicuri e timorosi da adulti.
     

    Consigliamo perciò a tutte le mamme di raccogliere tutte le informazioni necessarie e di scegliere il metodo che ritengono più opportuno per le necessità di bimbo e genitori.
     

    Non esiste in assoluto un’opzione migliore dell’altra.


     

    ¹ Si veda l’intervista a James McKenna pubblicata su “Huffington Post”, aprile 2014.

    ² Margot Sunderland, The Science of Parenting, 2006.

    ³ R. Gabriela Barajas, Anne Martin, Jeanne Brooks-Gunn, Lauren Hale, Mother-Child Bed-Sharing in Toddlerhood and Cognitive and Behavioral Outcomes, in “Pediatrics” 2011.

    ⁴ Si veda: Carpenter RG et al., Sudden unexplained infante death in 20 regions in Europe: case control study, in “Lancet”, 2004.

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