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    Cioccolato a future mamme e bambini?

    Si avvicina Pasqua e una domanda sorge spontanea in tutte le neomamme. A che età è giusto fare assaggiare il primo pezzetto di cioccolato ai bambini? Sulla questione cioccolato sì o no si sentono tante teorie, ma in generale la maggior parte dei nutrizionisti si trova d’accordo sul fatto che questo alimento faccia bene anche ai bambini, purché sia introdotto superata la fase dello svezzamento.

     

    A quanto pare, invece, il cioccolato giova alle future mamme, come ha dimostrato una recente ricerca presentata alla Society for Maternal-Fetal Medicine, che ne analizza gli effetti positivi di un consumo quotidiano in gravidanza. Le sostanze contenute nel cacao come i Flavanoli (un sottogruppo di flavonidi) hanno infatti il potere di migliorare il flusso sanguigno, portando benefici alla placenta e allo sviluppo del feto.

    Bambino piccolo che mangia cioccolato

    Lo Studio

     

    I ricercatori, sotto la guida di Emmanuel Bujold della Université Laval Québec City in Canada, hanno coinvolto 129 gestanti chiedendo loro di consumare 30 grammi al giorno di cioccolato di varie tipologie (sia fondente molto ricco di antiossidanti, sia un comune cioccolato povero di antiossidanti). Tutte le donne erano state selezionate perché risultate a rischio di pressione alta in gravidanza (preeclampsia), come evidenziato da un esame che si esegue di routine nelle donne in attesa e che misura proprio il flusso sanguigno alla placenta. Bene, dopo 12 settimane di ”dieta del cioccolato” -indipendentemente dal tipo di cioccolata mangiata- si è visto che il flusso di sangue materno al feto è migliorato, facendo concludere agli studiosi che un consumo moderato ma quotidiano potrebbe essere vantaggioso per la crescita e lo sviluppo fetale e, da ultimo, per favorire un buon peso del bebè alla nascita.

     

    Quando e come fare assaggiare il cioccolato ai bambini

     

    Se il feto trae vantaggio della “cura cioccolatosa” materna, vediamo ora come introdurre nella dieta dei bambini questo goloso alimento. Si può cominciare a farlo assaggiare attraverso dolci, biscotti, oppure sciolto nel latte, per poi passare al cioccolato in tavoletta verso i due anni, quando i reni e il fegato sono ormai pronti ad assimilare i grassi saturi, presenti nel cioccolato. I pediatri sono concordi nel consigliarne l’assaggio solo dopo i 18mesi (come raccomandato anche dall’OMS) e ne raccomandano un uso moderato soprattutto nelle ore serali per via delle sue proprietà eccitanti.

     

    Al latte o amaro?

     

    In generale non importa che il cioccolato che offriamo ai nostri figli sia al latte o fondente, l’importante è che sia di qualità, cioè che non contenga basse percentuali di cacao o prodotti scadenti. Una parentesi merita il cioccolato bianco, che al contrario di quello scuro non contiene cacao, ma solo burro di cacao ed è quindi ricco di grassi e zuccheri, senza i preziosi nutrimenti contenuti nel cacao. Cacao e cioccolato fondente contengono molte vitamine del gruppo B, utili per il sostentamento del sistema nervoso, vitamina E e la teobromina, una sostanza che stimola il sistema nervoso centrale, sostiene il battito cardiaco ed il metabolismo, contrasta la stanchezza e potenzia le capacità cerebrali.
    Secondo i nutrizionisti, sarebbero invece da bandire da merende e spuntini i prodotti più elaborati, come quelli che contengono nocciole, ripieni, mandorle o noci.

     

    Leggere le etichette

     

    Per essere sicuri della qualità del cioccolato che stiamo mangiando bisogna imparare a leggere bene le etichette, come raccomanda anche l’OMS.
    L’etichetta del prodotto deve riportare dati precisi sulla quantità di cacao e di grassi contenuti. Leggendo bene l’etichetta di una confezione di cioccolato, riusciamo anche a valutare la qualità degli ingredienti. A volte, infatti, il burro di cacao può essere sostituito da altri oli o grassi di qualità inferiore.
    Sulla confezione del cioccolato deve essere dunque essere indicata:
    1. la lista degli ingredienti con i componenti del prodotto elencati in ordine ponderale decrescente
    2. il contenuto minimo di cacao in %, che deve essere almeno pari al 35% di cacao e 18% di burro di cacao perché si possa definire un alimento cioccolato. Inoltre devono essere assenti grassi vegetali diversi dal burro di cacao. Un caso a parte riguarda il cioccolato al latte, dove le quantità da rispettare sono: almeno 25% di cacao e il 14% di latte.
    3. Il termine minimo di conservazione, che indica la data fino alla quale il prodotto conserva le sue proprietà specifiche in adeguate condizioni indicate nell’etichetta.

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