La Connected Care rappresenta oggi più che mai la soluzione più sostenibile ed efficiente per integrare l’hardware (database e dispositivi), il software (strumenti di analisi), i servizi e le norme sull’accesso ai dati per permettere ai diversi attori del sistema sanitario di essere sempre connessi e condividere le informazioni.
Philips gode in questo contesto di un osservatorio privilegiato, sia perché con le proprie soluzioni copre tutta l’esperienza del paziente dalla prevenzione all’home care, passando per la diagnosi e il trattamento, sia in quanto si può avvalere della visione e delle esperienze maturate a livello internazionale, sia perché, infine, vanta nel Paese una considerevole presenza di installato.
Questo è importante perché da sole queste macchine costituiscono una rete che si dirama su tutto il territorio, una rete di dati, di informazioni, di tecnologia predittiva e correttiva, che può essere controllata da remoto, su cui si appoggiano dei sistemi informativi. Fare leva su questo patrimonio di dati, insight ed expertise è il primo passo per supportare le strutture ospedaliere nell’adozione di una Connected Care reale e concreta, in grado di fare da ponte verso una sanità basata sul valore.
La raccolta dei dati clinici è già avviata grazie all’introduzione della Cartella Clinica Elettronica (CCE), tuttavia i margini di miglioramento sono ampi e gli investimenti in CCE e wearable sono ancora bassi (22,97 vs 28,57 di media globale). Anche l’analisi dei dati è ancora difficoltosa con l’Italia sotto la media globale (34 vs 38,39); un gap che può essere colmato grazie a soluzioni basate su intelligenza artificiale. Sul fronte dell’erogazione dei servizi di cura l’Italia si attesta dato sotto la media con uno score di 14,69 vs 22,41 della media dei 16 paesi; alla base del dato, gli investimenti bassi in telemedicina con un punteggio di 17,32, oltre 8 punti sotto la media.