No bounds

Future Health Index 2018 |   La sanità del valore

Connected Care e soluzioni digitali: parte da qui il viaggio verso la value-based healthcare. L’Italia è a bordo?

Fin dalla sua prima edizione nel 2016, il Future Health Index nasce con l‘obiettivo di diventare un driver di cambiamento sistemico e non si limita a fornire una fotografia sullo stato dell’arte dei sistemi sanitari a livello globale. Mai come quest’anno emerge chiara l’esigenza di ripensare il paradigma che definisce l’erogazione della cura e stimolare un dialogo aperto verso una trasformazione definitiva dei modelli di assistenza tradizionali. Una nuova prospettiva, dunque, che impone un ruolo fondamentale alla tecnologia e che si traduce nell’implementazione di piattaforme in grado di integrare e connettere sistemi e strutture, abilitando la raccolta, l’analisi e la condivisione dei dati.

 

Ed è in questo campo che la Connected Care gioca un ruolo cruciale, fornendo una base per migliorare accesso, integrazione ed efficienza del sistema e rappresentando la conditio sine qua non nel percorso verso la value-based healthcare.

La ricerca 2018

 

Giunto alla sua terza edizione, il Future Health Index 2018 si basa sull’opinione crescente che un modello sanitario basato sul valore e supportato dalle tecnologie connesse costituisca l’approccio più efficace per affrontare e sfide della sanità odierna.

 

Sono stati presi in esame 16 stati a livello globale, tra cui l’Italia dove sono state intervistate 1453 persone tra la popolazione generale e 200 professionisti sanitari. Le loro percezioni, combinate a dati terzi, sono consolidate in due indicatori:

 

  • il Value Measure, che incrocia evidenze relative ad accesso, soddisfazione ed efficienza rispetto al sistema sanitario;
  • lo stato della Connected Care, che viene definito su metriche relative a raccolta e analisi dei dati clinici e erogazione dei servizi di cura.

Il Value Measure

 

L’Italia, con un punteggio di 41,78, è in linea con la media globale di 43,48 (a eccellere è Singapore con un punteggio di 54,61) ma è fanalino di coda in Europa con un punteggio inferiore alla media (il primato va alla Germania con un punteggio di 50,93).

Accesso

 

L’accesso in Italia risulta leggermente superiore alla media, grazie al minor peso di costi per interventi chirurgici che gravano sui pazienti (1% rispetto alla media del 16%)1. Tuttavia, il punteggio dell’Italia è frenato da una densità inferiore alla media di professionisti sanitari qualificati (97 per 10.000 abitanti rispetto a una media di 109)2 e letti ospedalieri (34 per 10.000 abitanti vs 38 medi.)3

 

1 World Bank 2014.

2 World Health Organization 2013-2016.

3 World Health Organization 2009-2015 Global Health Observatory Data Repository.

Soddisfazione

 

Nell’ambito della soddisfazione, l’Italia è sostanzialmente sotto la media degli altri paesi registrando un punteggio di 44,97 (vs 52,85), Discriminante risulta essere il grado di fiducia palesato dagli intervistati: complessivamente, infatti, il paziente italiano è consapevole di vivere in un paese dove il servizio sanitario è una ricchezza, tuttavia lamenta difficoltà ad accedere ai servizi offerti a causa, in primis, della disparità di trattamento tra le varie regioni e delle lunghe liste d’attesa.

Efficienza

 

Di poco superiore alla media globale (27,24 vs 26,69), la spesa sanitaria risulta essere utilizzata in modo efficace. Un dato rafforzato da risultati superiori alla media (90 vs 77,3)1 in termini di stato complessivo di salute, ma leggermente frenato dalla spesa sanitaria di poco superiore alla media come percentuale del PIL (9,2 vs 9)2.

 

1 WHO 2015-2016.

2 World Bank 2014.

Connected Care: a che punto è l’Italia?

 

La Connected Care rappresenta oggi più che mai la soluzione più sostenibile ed efficiente per integrare l’hardware (database e dispositivi), il software (strumenti di analisi), i servizi e le norme sull’accesso ai dati per permettere ai diversi attori del sistema sanitario di essere sempre connessi e condividere le informazioni.

 

Philips gode in questo contesto di un osservatorio privilegiato, sia perché con le proprie soluzioni copre tutta l’esperienza del paziente dalla prevenzione all’home care, passando per la diagnosi e il trattamento, sia in quanto si può avvalere della visione e delle esperienze maturate a livello internazionale, sia perché, infine, vanta nel Paese una considerevole presenza di installato.

 

Questo è importante perché da sole queste macchine costituiscono una rete che si dirama su tutto il territorio, una rete di dati, di informazioni, di tecnologia predittiva e correttiva, che può essere controllata da remoto, su cui si appoggiano dei sistemi informativi. Fare leva su questo patrimonio di dati, insight ed expertise è il primo passo per supportare le strutture ospedaliere nell’adozione di una Connected Care reale e concreta, in grado di fare da ponte verso una sanità basata sul valore.

 

La raccolta dei dati clinici è già avviata grazie all’introduzione della Cartella Clinica Elettronica (CCE), tuttavia i margini di miglioramento sono ampi e gli investimenti in CCE e wearable sono ancora bassi (22,97 vs 28,57 di media globale). Anche l’analisi dei dati è ancora difficoltosa con l’Italia sotto la media globale (34 vs 38,39); un gap che può essere colmato grazie a soluzioni basate su intelligenza artificiale. Sul fronte dell’erogazione dei servizi di cura l’Italia si attesta dato sotto la media con uno score di 14,69 vs 22,41 della media dei 16 paesi; alla base del dato, gli investimenti bassi in telemedicina con un punteggio di 17,32, oltre 8 punti sotto la media.

 

La Connected Care sta sostenendo la transizione verso sistemi sanitari integrati in grado di fornire maggiore valore. Ma affinché questo cambiamento entri a regime, è necessario che tutti gli attori che fanno parte del sistema sanitario lavorino insieme per creare una rete virtuosa che supporti il flusso di dati e informazioni e connetta davvero persone, dati e tecnologia. Senza barriere.

 

A partire da oggi, verso la sanità del futuro.

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