Si scrive BYOD. Si legge Bring Your Own Device, letteralmente “porta il tuo dispositivo”. Si traduce nella pratica con la possibilità di usare i device personali come tablet, smartphone o pc sul posto di lavoro e di impiegarli a tutti gli effetti come strumenti professionali. La tecnologia odierna permette di sentirsi parte di un mondo sempre più connesso. I dispositivi digitali vengono utilizzati così intensivamente ed estensivamente, al punto da spingere le organizzazioni a rivoluzionarne l’utilizzo, con notevoli benefici in termini di riduzione dei costi e maggiore flessibilità, abbracciando così la cosiddetta mobility.
Ma come si declina questo approccio in ambito healthcare? L’attuale scenario della sanità in Italia è in costante trasformazione. L’incremento delle malattie croniche con un conseguente aumento della spesa, la crescita del numero dei pazienti non autosufficienti, la necessità da parte dei medici di strumenti tecnologici semplici, affidabili e di alta qualità lungo tutto il continuum of care, dalla diagnosi al trattamento fino al follow-up e alle cure domiciliari, costituiscono solo alcuni dei fattori che hanno imposto la necessità di creare nuove soluzioni in grado di rispondere alle esigenze di staff e pazienti.
Le organizzazioni sanitarie desiderano affidarsi a strumenti digitali innovativi che pongano il paziente al centro di un modello integrato, in grado di superare le barriere e i silos che ostacolano ad esempio la comunicazione tra i professionisti sanitari, ma soprattutto tra medico e paziente. Attualmente infatti, meno del 50%* di questi ultimi ritiene di ricevere informazioni chiare sulle opzioni di trattamento e quasi il 50%* reputa di non avere abbastanza controllo sulle decisioni relative alle cure da intraprendere.