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    Tutti i tipi di parto: ecco cosa c’è da sapere per scegliere consapevolmente

    Se hai appena scoperto che stai per diventare mamma, avrai certamente tantissime domande che ti frullano nella testa. Tra i mille interrogativi e i saggi consigli di amiche e familiari, ti troverai davanti anche all’importantissima scelta del tipo di parto. Si tratta di una decisione molto delicata ed estremamente personale, che merita un’accurata valutazione da fare insieme anche al tuo ginecologo. Diversamente rispetto a quanto avveniva fino a qualche anno fa, a meno che non vi siano particolari rischi o prescrizioni da parte del medico, oggi esistono varie alternative per partorire¹ tra le quali ogni donna può scegliere in modo libero e consapevole. Se non hai ancora deciso come dare alla luce il tuo bambino, prova a scoprire insieme a noi quali sono i tipi di parto tra i quali poter scegliere.

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    Parto naturale e parto distocico

    Come probabilmente saprai già, le linee guida dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), dell’UNICEF e del Ministero della Salute, in assenza di problematiche particolari, consigliano il parto naturale, ossia quello che avviene per via vaginale. È bene, però, sapere che questa non è l’unica possibilità per una futura mamma. Il parto naturale si distingue dal parto distocico che è quello che, a causa di qualche difficoltà, richiede l’utilizzo di una ventosa o del forcipe da parte del ginecologo o dell’ostetrica, per aiutare il piccolo a uscire. Proprio perché richiede un intervento manuale o strumentale per facilitare l’uscita del bambino è considerato un parto operativo e non naturale. L’utilizzo del forcipe o della ventosa, benché possa rivelarsi provvidenziale, potrebbe essere fonte di qualche piccolo trauma (generalmente un ematoma) per il bebè, destinato comunque a scomparire nel giro di pochi giorni.
     

    È possibile anche scegliere il parto naturale con anestesia epidurale. La futura mamma, in questo caso, mantiene inalterata la sua sensibilità e le contrazioni uterine sono comunque percepite, ma in modo non doloroso, e il parto avviene con la piena partecipazione della partoriente.
     

    Parto cesareo

    La più nota e diffusa alternativa a quello naturale è rappresentata dal parto cesareo, che avviene in sala operatoria mediante un’incisione chirurgica sull’addome della mamma e con l’ausilio di un’anestesia epidurale o generale. Tuttavia è bene distinguere il cesareo d’urgenza da quello elettivo. Il primo viene deciso dal medico in circostanze particolari per assicurare il buon esito del parto ed evitare complicazioni, ad esempio quando il bambino è troppo grande o è in posizione podalica, quando la mamma ha il bacino troppo stretto o se si tratta di un parto gemellare. Il cesareo elettivo, invece, è quello che avviene su espressa decisione della futura mamma e viene programmato anticipatamente insieme al ginecologo. Rispetto al parto naturale, il cesareo offre il vantaggio di far sì che la gestante provi meno dolore durante il parto. Tuttavia si tratta pur sempre di un intervento chirurgico a tutti gli effetti e, come tale, non esclude dolori post-operatori per la mamma, richiedendo anche tempi di ripresa più lunghi rispetto al parto naturale. Tale prassi, inoltre, non permette alla mamma di avere più di 2 o 3 bambini in quanto, dopo il terzo cesareo, partorire diventa sempre più rischioso. Inoltre, è consigliabile attendere almeno un anno prima di affrontare una seconda gravidanza, poiché l’intervallo tra un cesareo e l’altro può influire sul rischio di rottura uterina: tale rischio, pari al 5% se si aspettano solo 3 mesi, scende allo 0,9% se si aspettano 15 mesi.²
     

    Parto indotto e parto pilotato

    In alcune circostanze, la futura mamma o il ginecologo possono valutare l’opportunità di un parto indotto. Ciò può avvenire, ad esempio, se la donna non entra spontaneamente in travaglio dopo due settimane dalla data prevista per la nascita del bambino, oppure quando il medico intravede dei possibili rischi per la salute della mamma e del piccolo ma si vuole evitare il cesareo, o ancora se la gestante soffre di particolari patologie. In questi casi le contrazioni vengono indotte attraverso la somministrazione di sostanze come le prostaglandine, che ammorbidiscono il collo dell’utero e lo aiutano a dilatarsi, o l’ossitocina, che intensifica le contrazioni rendendo però il parto più doloroso. In questo caso, si parla più specificatamente di parto pilotato. In entrambi i casi, si tratta di una scelta che dovrà essere attentamente valutata e che richiede un consenso informato da parte della futura mamma.
     

    Parto in acqua e parto in casa

    A disposizione di una futura mamma ci sono poi altri due tipi di parto che hanno riscosso molto successo negli ultimi anni. Per le donne che desiderano un parto meno doloroso ma non vogliono ricorrere all’anestesia epidurale, un’alternativa è costituita dal parto in acqua. In sostanza si tratta di un normale parto naturale che, però, avviene all’interno di una vasca di acqua calda, costruita secondo specifiche particolari e con il supporto di un’ostetrica. Sono ormai moltissime le strutture ospedaliere e le cliniche attrezzate per far nascere i bambini in acqua: si tratta di un parto dolce, in quanto presenta il vantaggio di ridurre notevolmente il dolore e la durata del travaglio, oltre ad essere molto naturale per il piccolo che, dal liquido amniotico del pancione, si ritrova a nuotare in una vasca di acqua calda insieme alla sua mamma. Recentemente si è assistito anche a un ritorno al parto in casa. Far nascere un bambino in casa, proprio come in passato, è una scelta piuttosto dibattuta. Benché supportato da personale qualificato e opportunamente attrezzato, il parto domiciliare trova l’opposizione di buona parte dei medici e ginecologi ospedalieri perché giudicato troppo rischioso nel caso dovessero presentarsi complicazioni o imprevisti che potrebbero essere gestiti meglio in una struttura specializzata. Inoltre, le spese sostenute per partorire in casa sarebbero rimborsabili solo per una piccola parte. Tuttavia è bene specificare che, secondo l’Associazione Nazionale Ostetriche Parto a Domicilio e Casa Maternità, non tutte le donne possono effettuare questa scelta senza rischi: questa opzione richiede infatti un’accurata valutazione del quadro clinico e un’approfondita conoscenza di tutto il percorso di gravidanza della futura mamma da parte dell’ostetrica che assisterà al parto, nonché il rispetto di apposite linee guida da parte di quest’ultima.³


     

    ¹ http://www.snlg-iss.it/cms/files/LG_Cesareo_finaleL.pdf

    ² Per approfondimenti, si veda, ad esempio: Alberto Valle, Salvatore Bottino, Virginio Meregalli, Alberto Zanini, Manuale di sala parto. Seconda edizione, Edi-Ermes, 2008.

    ³ Si veda “Linee guida di assistenza al travaglio e parto fisiologico a domicilio e casa maternità”, a cura dell’Associazione Nazionale Culturale Ostetriche Parto a Domicilio, 2013.

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