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    Bonding mamma e neonato: 5 modi per favorirlo

    Ultimamente sentiamo spesso parlare di bonding, quel legame speciale che si instaura tra mamma e bebè fin dai primi istanti di vita.

     

    Il termine viene introdotto negli Stati Uniti negli anni 80 proprio per indicare e studiare lo sviluppo del rapporto che si stabilisce tra madre e bambino immediatamente dopo il parto.
    Alla fine della fase di gestazione, dopo i nove mesi in cui il piccolo è fisiologicamente parte della madre, si apre un nuovo emozionante capitolo che all’inizio si basa soprattutto sul contatto fisico, sull’istinto e la disponibilità della mamma verso suo figlio.

    Bonding mamma bimbo

    Il legame che li unisce è profondo e di fondamentale importanza per entrambe le parti, sia dal punto di vista fisico sia psicologico, come sottolineano tutti i recenti studi sul tema.

     

    Emerge infatti che i bambini che non hanno ricevuto nel corso della prima infanzia sufficienti cure fisiche e attenzioni rischiano maggiormente di dover affrontare problemi comportamentali, emotivi e sociali nelle fasi successive della vita, nell’ormai provata certezza che un legame continuativo e profondo avvantaggia da ogni punto di vista il benessere e lo sviluppo del neonato e del bambino.

     

    Dall’altra parte è ormai opinione diffusa fra gli esperti che il bonding e il contatto profondo con il bebè, aiutino a tenere lontana la depressione post-parto (Bigelow, A. E., Power, M., MacLellan-Peters, J., Alex, M., & McDonald, C. 2012. Effect of mother-infant skin-to-skin contact on postpartum depression and maternal physiological stress. Journal of Obstetric, Gynecologic, and Neonatal Nursing, 41, 369-382).

     

    Le stesse ricerche mettono anche in risalto come il bonding possa essere favorito e stimolato (o, al contrario, più o meno inconsapevolmente ostacolato). Nei paragrafi che seguono indicheremo cinque modi con cui coltivarlo, dal più istintivo pelle a pelle, alle prime attività condivise per divertirsi con il proprio piccolo, per costruire positivamente quella relazione che tanta parte gioca nel benessere di mamma e bambino.

     

    1. Il contatto pelle-a-pelle

    Accentuare il contatto pelle-a-pelle tra il bebè e la mamma (ma anche il papà) regala benefici a entrambi e il coinvolgimento emotivo accelera lo sviluppo corporeo e il riconoscimento di sé da parte del neonato. C’è di sicuro qualcosa di molto speciale in questo contatto, voluto in modo istintivo da entrambe le parti, poiché calma il pianto del neonato e lo aiuta a dormire meglio, condizioni che non possono che agevolare la sua crescita.
    Se le modalità del parto non hanno reso possibile un immediato contatto fisico tra mamma e bambino, che al di fuori dell’ambiente fetale si trova in un mondo meno accogliente e protettivo, la pratica di avvolgersi successivamente con lui in una coperta, mettendolo a stretto contatto con la propria pelle nuda, viene suggerita proprio per recuperare quel momento. Un parto cesareo, per esempio, non consente alla neomamma di vivere i primi istanti di vita del bambino insieme a lui: è importante dunque che in una successiva condizione di tranquillità i neonati possano rivivere quella situazione per recuperare tutte le sensazioni e le emozioni del primo incontro.
    L’allattamento al seno agevola ovviamente questo tipo particolare di bonding, ma con le dovute accortezze si potrà ottenere un beneficio molto simile anche allattando con il biberon. Ciò che conta, infatti, è il contatto che si stabilisce tra mamma e bambino, tra la loro pelle e il loro sguardo (non è un caso infatti che il neonato possa vedere a una distanza che è quella a cui si pone il volto materno durante una poppata).

     

    2. “Rispondi” sempre al tuo bambino

    Anche l’abilità della madre di riconoscere i bisogni del proprio piccolo è fondamentale per costruire il rapporto. Una delle prime cose che il bebè impara è che le sue azioni possono determinare delle risposte da parte di chi gli è vicino; in modo istintivo il neonato sa di essere un “elemento attivo” dell’ambiente in cui si trova, ma è attraverso le reazioni di chi lo accudisce che scopre di poter veramente interagire con esso e le persone intorno. I neonati imparano presto che certi loro gesti possono determinare delle conseguenze: se sorridono alla mamma, per esempio, sanno che per certo la mamma regalerà loro un sorriso. E come il sorriso, anche il pianto richiede sempre una risposta, una presenza.
    Per questo relazionarsi e “rispondere” attivamente ai bambini fin da piccolissimi, è fondamentale anche modificare il tono della voce e amplificare i gesti per imitare i loro primi suoni e movimenti. E’ proprio attraverso le risposte dei genitori, infatti, che i neonati iniziano a scoprire e percepire se stessi, a costruire la fiducia in sé e negli altri.

     

    3. Baby-wearing

    Portare i piccoli: ovvero sorreggerli mediante l’ausilio di una fascia, di una mei-tai o di un marsupio, tutti accessori utilissimi non solo per trasportare i bambini tenendo le mani libere, ma anche per mantenere il contatto fisico con loro, per fare in modo che si rilassino sentendosi contenuti e ascoltando il nostro battito cardiaco, per tenerli caldi. E’ ormai assodato che la marsupio terapia sia uno strumento di recupero insostituibile per i bambini nati prematuri e che sia anche un modo semplice ma diretto per aumentare il coinvolgimento dei genitori nelle pratiche di accudimento.

     

    4. Massaggio infantile

    Una volta superata la fase iniziale in cui “maneggiare” il neonato vede le neomamme ancora impacciate, quando il bambino stesso è fisicamente più maturo ed è accentuata la sua sensibilità cutanea, è possibile iniziare a praticare il massaggio infantile. Si tratta anche in questo caso di una forma importante di comunicazione tra genitore e figlio, un momento non solo in cui si rafforza la relazione fra loro, ma che instaura nel bambino la consapevolezza e la formazione di un’immagine positiva di sé.
    Il massaggio, inoltre, aumenta il benessere del piccolo stimolando la produzione di ormoni rilassanti, utili per superare anche piccole situazioni di stress, come le crisi dovute alle coliche, o per regolarizzare il ritmo sonno-veglia, e regalando effetti benefici al sistema circolatorio, respiratorio, muscolare, nervoso e gastro-intestinale.

     

    5. Ginnastica e yoga col bambino

    Sempre dopo i primissimi mesi di vita, quando il neonato smette di apparirci “fragile” (anche se in realtà è molto più elastico e resistente di quanto comunemente si creda), è possibile cominciare a condividere con lui alcuni momenti di attività fisica. E non parliamo solo di passeggiate all’aria aperta, ma anche di vera e propria ginnastica, utile alla mamma per migliorare il proprio umore, per rimettersi in forma e ancora una volta per rimanere in contatto e agevolare la relazione genitore-figlio.
    I corsi di yoga mamma e bambino sono pensati proprio per aiutare i piccoli a crescere e svilupparsi in modo armonico, stimolandone i primi movimenti prima in modo passivo e poi attivo, nel viaggio alla scoperta del proprio corpo e delle sue potenzialità. Contemporaneamente una sessione di yoga serve alle mamme per ritrovare la forma fisica e come supporto emotivo. Anche senza seguire un vero e proprio corso, ci sono esercizi, da fare in casa o al parco, a terra o in piedi, che coinvolgono il piccolo come “peso” con cui allenare i muscoli di gambe, addome e braccia. In modo nuovo e molto divertente, il bambino non solo si rapporta alla mamma e al suo corpo, ma inizia a sviluppare anche la propria motricità.

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