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    Come affrontare i problemi di stitichezza nel lattante

    Quando un lattante non riesce a scaricare con regolarità, per la neomamma cominciano ansie e preoccupazioni, anche se in realtà quasi sempre si tratta di un falso problema.


    Se il piccolo è allattato esclusivamente al seno, infatti, con ogni probabilità non si tratta di stitichezza, ma soltanto di un’incapacità a sincronizzare i movimenti necessari per l’evacuazione delle feci, ossia dilatare lo sfintere anale quando si mettono in tensione i muscoli dell’addome. Un bebè che prende il latte della mamma dunque non rischia di diventare stitico, dal momento che il latte materno fa sì che le sue feci restino morbide e abbondanti, anche se non sporca il pannolino tutti i giorni.

    Bebè in braccio alla mamma

    Nei piccoli allattati artificialmente, è più frequente che ci sia una maggiore difficoltà intestinale, che però generalmente si risolve stando attenti a somministrare pasti regolari e con un delicato massaggino al pancino, tenendo il bambino supino, come suggerisce il dottor Alberto Villani, responsabile dell’unità operativa complessa di pediatria generale e malattie infettive dell’ospedale Bambino Gesù di Roma.

     

    La stitichezza o stipsi cos’è?

     

    Per stitichezza o stipsi intendiamo quando l’emissione delle feci viene fatta con sforzo, dolore e queste sono asciutte, dure e compatte perché contengono troppa poca acqua. I neonati, quando spingono, diventano spesso rossi in viso, si agitano e piangono ma non si tratta di stitichezza, bensì come abbiamo accennato sopra, della difficoltà di coordinazione degli organi interni, del tutto normale a quell’età. Si parla in questo caso di dischezia: un disturbo diffuso nei neonati prima dell’anno di vita, che consiste nello sforzarsi di evacuare ma non riuscirci perché non rilasciano gli sfinteri. Le feci rilasciate in questo caso sono assolutamente normali, a volte precedute da una sorta di “tappo”. In ogni caso non c’è da preoccuparsi: si tratta di una banale immaturità funzionale, che spesso i bimbi sono capaci di risolvere autonomamente.
    Per questo motivo non affrettarti a usare clisteri (che possono invece irritare) e armati di pazienza: se ti accorgi che il piccolo si sta sforzando cerca di aiutarlo per quello che ti è possibile magari levandogli il pannolino e lasciandolo libero sostenendo da sdraiato i suoi piedi con i palmi delle tue mani, in modo che possa aiutarsi con questa superficie creata ad hoc per una migliore spinta.

     

    Eppure per molti genitori vedere il proprio bimbo agitato e nervoso perché non riesce a fare la popò può essere motivo di stress che li induce a chiedere consigli al pediatra.

     

    Stimolazione sì o no

     

    Una volta accertato che la difficoltà del piccolo a scaricare regolarmente non è un problema di stitichezza nel senso proprio del termine, si pone il dubbio se sia il caso di stimolare o meno il sederino del piccolo, per aiutarlo a canalizzare i suoi sforzi nella giusta direzione. É la famosa manovra del “sondino”, che da sempre divide genitori ed esperti. Si tratta di passare intorno all’ano un sondino (o punta del termometro o cotton-fioc), introducendone una piccola parte in modo da stimolare i muscoli, operazione che va praticata con attenzione e delicatezza, ma che costituisce a tutti gli effetti una ginnastica sfinterica.

     

    Il timore prevalente è che abituando il bambino a questo stimolo esterno si ritardi la sua capacità a diventare autonomo. Generalmente i pediatri affermano che anche senza nessuna manovra i lattanti prima o poi evacuano naturalmente e non c’è motivo di non aspettare i loro tempi, perché non esistono rischi per la salute nel non andare di corpo per giorni, specialmente se un bimbo è allattato al seno.

     

    Tuttavia molti genitori fanno fatica a sopportare le piccole sofferenze del loro bambino che appare nervoso quando non riesce a spingere e preferiscono aiutarlo regolarmente.

     

    Come sempre la ragione sta nel mezzo, ovvero non si deve abusare con questo tipo di manovra, ma se ogni tanto riteniamo che nostro figlio abbia bisogno di uno stimolo esterno per fare la cacca, non ci sono contrindicazioni ad aiutarlo.

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