Lo sapevate che, già alla nascita, quando piange il neonato imita il linguaggio materno? Non sembra ma il nostro bimbo ci ascolta molto bene già da quando è nel pancione e, appena nato, cerca già di imitare il linguaggio della mamma con lo strumento vocale che possiede in quel momento, appunto, il pianto. Il pianto è lo strumento di comunicazione che il bambino seleziona per la sua sopravvivenza, prova insomma a dirci con i suoi mezzi quello che prova e di cui ha bisogno. A differenza degli altri mammiferi appena nati, i nostri cuccioli sono molto dipendenti e hanno un assoluto bisogno di essere accuditi in tutto.
Eh sì, tutti ma proprio tutti i bebè piangono per una ragione, o perché si sentono soli, o perché sono stanchi. Piangono se non sopportano il caldo o il freddo. Se sono ammalati o se vogliono il ciuccio. Piangono quando hanno fame e sete. E a volte piangono perché semplicemente vogliono le coccole. Il pianto e le grida dei bambini, anche se in un primo momento sembrano tutti uguali, in realtà, osservando attentamente si noterà come il pianto della fame sia molto diverso da quello della stanchezza. L’intonazione e l’intensità del pianto cambiano, così come il linguaggio del corpo e le espressioni facciali. Una schiena arcuata, gli occhi e i pugni ben chiusi e i movimenti frenetici del corpicino comunicano qualcosa di specifico sullo stato emotivo e fisico del bebè. Col tempo la mamma impara a decifrare questi segnali per rispondere ai suoi bisogni. In situazioni di stress, quando il vostro bambino non smette di piangere e quando si sente frustrato, stanco e arrabbiato, è necessario che le mamme sviluppino alcune strategie per rilassarsi e calmarsi ed essere in grado di capire cosa stia cercando di comunicare il bimbo per poterlo soddisfare. Potreste avere bisogno di supporto. Se è possibile, dite di sì quando qualcuno si offre di darvi una mano con i lavori domestici, o con la spesa o per fare baby-sitting. Non fate complimenti, insomma, accettate tutto l’aiuto che arriva perché con un neonato non è mai troppo! Trovare un gruppo di mamme per parlare e uscire di casa quando è possibile, è un ottimo modo di confrontarsi e affrontare le varie fasi della maternità con la consapevolezza di non essere sole. Gli incontri e le frequentazioni al di fuori delle pareti domestiche possono fare una grande differenza. E poi ricordate che all’orizzonte c’è la fine del pianto e le cose andranno meglio. C’è un però una cosa che al giorno d’oggi non dobbiamo dimenticare. Costantino Panza, pediatra e neonatologo, ci mette in allerta su una sindrome correlata al pianto, la sindrome da scuotimento. Il dott. Panza la riassume con il seguente schema: “Il mio bimbo piange a lungo, io perdo la pazienza, lo prendo con forza tra le mani ed inizio a scuoterlo avanti ed indietro. Questi bruschi movimenti del capo causano delle microemorragie nel cervello o negli occhi. Gli esiti di questa sindrome sono gravissimi, danni cerebrali irreparabili, riduzione delle capacità visive o, addirittura, la morte. Quindi, attenzione! Se il bimbo piange ed io perdo la pazienza o non ce la faccio più, è meglio che mi allontani dal bambino e chieda aiuto”. Le parole del pediatra devono solo esserci di monito per renderci conto che le mamme non sono wonder woman e che a volte è meglio riconoscere i propri limiti e prendere una pausa. I bambini hanno sempre le loro buone ragioni per piangere che non sempre i genitori conoscono. Tuttavia, può essere difficile interpretare il pianto di chi non può parlare, soprattutto all’inizio. Purtroppo non avendo le parole per dirci che cosa non va, e non potendo leggere nella mente del bebè, è difficile interpretare il messaggio che ci lanciano.
Non bisogna essere perfette, non solo perché la perfezione non è di questo mondo ma anche perché sarebbe impossibile essere sempre presenti ed attente 24 ore al giorno soprattutto se il vostro piccolo è un gran frignone.Una sindrome pericolosa
12 motivi per cui i bambini piangono
Imparare quello che serve per lenire e consolare il pianto di un bambino può richiedere molto impegno e consapevolezza. Cercare di capire le possibile cause che fanno scatenare il pianto del vostro bambino è un ottimo inizio:
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