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    Il sonno dei bambini, metodi e strumenti per agevolarlo

    Il sonno dei bambini è un argomento importante, tanto che per la prima volta un’indagine nazionale è stata condotta in modo scientifico da Sipps, Società italiana di Pediatria Preventiva, e da Sicupp, Società delle Cure Primarie Pediatriche, per analizzare i comportamenti di genitori e figli quando arriva l’ora della nanna.

     

    I risultati sono stati presentati a febbraio 2016. Ha dichiarato Giuseppe Di Mauro, presidente Sipps:

    “Il 13% dei bimbi cambiano letto nel corso della notte, la maggioranza va dal proprio a quello matrimoniale ma esiste anche il percorso inverso. Il fenomeno non è esclusivo della prima infanzia. La notte a casa c’è un gran traffico specialmente se la famiglia ha più figli.”

    neonato che sbadiglia

    Eppure, obiettivo del progetto è proprio la prevenzione, per evitare stili di vita che possono un domani essere d’ostacolo alla salute notturna dell’adulto: chi è insonne da piccolo rischia di esserlo anche da grande, così almeno affermano i medici che hanno condotto lo studio.

     

    Vediamo dunque alcuni metodi e strumenti per impostare in modo corretto il tema nanna, o almeno per provarci, con lo scopo non solo di agevolare il sonno attuale e futuro del proprio pargolo, ma anche di migliorare la qualità della vita di tutta la famiglia.

     

    Elizabeth Pantley e il bestseller “Fai la nanna senza lacrime”

     

    La consulente familiare Elizabeth Pantley (mamma tra l’altro di 4 figli) ha ottenuto il successo internazionale con il libro “Fai la nanna senza lacrime”, considerato al momento il metodo con maggiori garanzie di successo e soprattutto con le minori controindicazioni per i piccolissimi. La premessa al suo metodo è infatti che il sonno dei neonati sia diverso dal nostro e che quindi le aspettative di neomamme e neopapà si debbano ridimensionare sulla consapevolezza che se un bambino appena nato si sveglia spesso di notte e piange per richiamare la nostra attenzione, la cosa è del tutto normale: i suoi ritmi sonno-veglia non sono come quelli di un adulto, solo col tempo gli intervalli di riposo si allungheranno. Insomma, solo crescendo il bambino maturerà anche da questo punto di vista.
    La regola numero uno per affrontare la questione sonno è dunque di armarsi di tanta calma e pazienza. Con questa premessa sarà possibile attuare il metodo della Pantley, che si basa sull’osservazione attiva del bambino, del suo modo di addormentarsi, di dormire e delle sue attività quotidiane. Armatevi di carta e penna, perché la consulente vi richiede di compilare per un certo periodo di tempo dei “registri” (uno per pisolini, uno per le attività serali pre-nanna e uno per i risvegli notturni) che tengano nota delle sue abitudini diurne e notturne. Solo dopo questo periodo di attento monitoraggio, sarà possibile scegliere tra una serie di idee e suggerimenti che l’autrice propone per agevolare la nanna, le più adatte per il vostro piccolo. “Ogni bambino è unico, ogni madre è diversa dalle altre, e ogni famiglia è un caso a sé”: per la Pantley solo il genitore sa quale sia la soluzione davvero efficace per il suo bambino. A lui dunque il compito di organizzare un programma da seguire nelle settimane successive.

     

    La nanna secondo Maria Montessori

     

    L’apprezzamento per la pedagogista italiana è ormai internazionale, è anche i suoi suggerimenti su come far dormire al meglio i bambini, perché il sonno sia un alleato della loro crescita, sono stati accolti e applicati da molte famiglie. Già all’inizio del secolo scorso, Maria Montessori sconsigliava l’uso del lettino con le sbarre, preferendogli un materasso ad altezza terra, una sorta di futon, posizionato sopra a un tappeto più largo, in modo da creare uno “spazio polifunzionale” adatto ad accogliere molti dei momenti della vita del bebé: la poppata (che si può fare stando sdraiate), il riposino (magari dopo la poppata, senza dover sollevare e trasportare altrove il piccolo), il gioco a corpo libero e le coccole con papà. Uno spazio prezioso dunque, ma anche sicuro e quindi allestito secondo il principio dell’arredamento a misura di bambino: non essendo previsto alcun ostacolo ai suoi spostamenti, ogni punto di approdo di questo ambiente dovrà essere privo di pericoli, dai bordi dei mobili alle prese elettriche. In questo ambiente per il piccolo sarà agevole addormentarsi, stando sdraiati insieme, cantando e raccontando fiabe, per un avvicinamento dolce al momento del sonno. E quando sarà in grado di camminare, non gli sarà difficile raggiungere il vostro lettone se avrà paura di stare da solo: la necessità del contatto fisico con il genitore è legittima e normale, prima o poi verrà meno e a quel punto sarete voi a dispiacervene, rimpiangendo le notti in cui faticavate a dormire per quel piedino conficcato nella schiena.

     

    Il coniglio che voleva addormentarsi

     

    L’ultimo arrivato a suggerire una tecnica per fare addormentare i più piccoli (ma non i neonati) è lo svedese Carl-Johan Forssén Ehrlin, laureato in scienze comportamentali e psicologia, che ha pubblicato una particolare storia della buonanotte: “Il coniglio che voleva addormentarsi”. Il libro, che ha tutto l’aspetto di un volume per bambini, vuole essere in realtà uno strumento offerto ai genitori per indurre al sonno i figli, ideato e scritto sulla base dell’esperienza maturata dall’autore come life coach di adulti.
    In Italia è uscito lo scorso anno, a seguito di un successo internazionale basato quasi esclusivamente sul passaparola tra genitori. In realtà, il libro non offre nessuna ricetta miracolosa, ma solo l’insegnamento su come condurre la lettura di una storia della buonanotte. Il coniglio che voleva addormentarsi è un volumetto all’apparenza innocuo, ma che in realtà si basa su note tecniche di rilassamento. “Usa il nome del bambino, leggi più lentamente, sbadiglia, dai più importanza alla parola…”, queste le istruzioni date agli adulti alle prese con i momenti che precedono il sonno dei loro bambini, allo scopo di abbassare i toni e togliere le tensioni della giornata dal loro corpo e dalla loro mente.

     

    Il metodo Estivil: “Fate la Nanna”

     

    Quanto detto fino a qui fa capire come il tanto dibattuto libretto del neuropsichiatra spagnolo Eduard Estivil  sia ormai considerato un metodo superato. Pubblicato nel 1999, voleva consigliare alle mamme e ai papà un comportamento pratico per “‘insegnare il sonno” ai bambini, nella convinzione che anche a dormire si debba imparare. Nel piccolo volume veniva fornita una tabella di marcia, con tanto di minuti da far trascorre tra un pianto e l’altro, con l’indicazione di comportamenti da attivare per mettere in scena una ritualità che portasse il bambino alla nanna. Considerato da molti genitori un modo troppo severo per indurre al sonno i bambini, senza considerare i loro pianti disperati, è stato poi parzialmente smentito alla luce degli studi sul ritmo sonno-veglia dei neonati, che, come già detto, è molto diverso nella sua fisiologia da quello degli adulti.

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