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    Allergie e intolleranze alimentari nei bambini, come riconoscerle e gestirle al meglio

    Una dieta ricca e variata è la soluzione ottimale ad ogni età, ma non sempre è possibile. Il tema delle intolleranze e allergie alimentari tra i bambini, così come tra gli adulti, è sempre più discusso e dibattuto. Secondo i dati di un recente studio internazionale Europrevall¹ si tratta di un fenomeno in crescita soprattutto tra i più piccoli: a soffrire di allergie alimentari sarebbero 2-3 bambini su 100 di età compresa tra 0 a 3 anni, 1-3 bambini su 100 in età scolare e 1 adolescente su 100. Tuttavia, come frequentemente accade per i fenomeni che suscitano l’attenzione dei media, recentemente si è assistito al dilagare di approcci inaffidabili e diagnosi di dubbia attendibilità che hanno portato al diffondersi di allarmismi e false convinzioni. Per la salute e il benessere di tuo figlio è importante capire bene di cosa si tratta e come riconoscere e gestire le allergie alimentari nei bambini.

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    In primo luogo, è fondamentale conoscere la differenza tra allergie e intolleranze alimentari, due termini troppo spesso confusi o usati come sinonimi.

     

    Secondo la definizione del Ministero della Salute, “l’allergia alimentare è una reazione immunologica avversa al cibo”.² Si tratta, dunque, di una risposta avversa e anomala da parte del nostro sistema immunitario, dovuta all’assunzione di un determinato cibo. Equiparabile in tutto e per tutto a una malattia, a seconda dell’intensità e del tipo di allergene, può dar luogo ai sintomi più diversi: dall’orticaria, ai disturbi respiratori, dalle emicranie ai disturbi gastrici fino allo shock anafilattico. Data la loro ereditarietà, le allergie alimentari in età pediatrica sono molto diffuse e, talvolta, spariscono al raggiungimento dell’età scolare.
     

    Viceversa, le intolleranze alimentari sono una risposta indesiderata del nostro organismo a un determinato cibo o sostanza, ma sono legate a un problema di metabolismo e alla quantità ingerita dell’alimento non tollerato, e non a meccanismi del sistema immunitario. La più diffusa, con riscontri scientifici ampiamente verificati, è l’intolleranza al lattosio, mentre l’intolleranza al glutine o celiachia è un disturbo più complesso e con caratteristiche specifiche.
     

    Ciò che induce a confondere i due fenomeni sono i sintomi, molto spesso simili ed equiparabili. Per evitare inutili allarmismi e risparmiare al tuo piccolo test privi di attendibilità o riscontri scientifici, è bene imparare a riconoscere i principali sintomi delle allergie alimentari nei bambini e affidarsi sempre a mani esperte, consultando un medico specializzato.
     

    Ma come fare per riconoscere un’allergia alimentare in un bambino? Sia nei bimbi che negli adulti, di norma, i sintomi compaiono già pochi minuti dopo aver ingerito l’alimento, in alcuni casi dopo qualche ora. Le più diffuse sono le manifestazioni che interessano l’apparato gastrointestinale (vomito, diarrea, forti dolori all’addome) dopo l’assunzione di un determinato cibo. Sono certamente sintomi fastidiosi, ma per fortuna di lieve intensità e breve durata, che in molti casi spariscono con l’età. È il caso del latte vaccino, indicato tra le principali cause di allergia in età pediatrica,³ o dell’uovo. Poiché si tratta di sintomi che possono facilmente dipendere anche da altri fattori, come una semplice influenza, a te, mamma, spetterà il compito di attenta osservatrice: dovrai iniziare a fare caso e annotare se l’assunzione di un dato cibo è sempre collegata a uno stesso sintomo. Proprio per ridurre il rischio di confusione e isolare i sintomi più facilmente, già in fase di svezzamento si consiglia alle mamme di introdurre gradualmente cibi nuovi e sempre quando il piccolo è in buona salute.
     

    Un discorso analogo vale anche nel caso di manifestazioni cutanee, come la comparsa di eczemi, pruriti, gonfiori, dermatiti atopiche. Anche in questo caso, è bene escludere altre possibili cause e prestare attenzione alla reazione dopo l’assunzione di un determinato cibo: se il fastidio compare o si aggrava dopo che il piccolo ha ingerito un alimento è lecito supporre che ci sia un’allergia o un’intolleranza. Esistono anche casi più gravi e repentini, come la reazione da shock anafilattico, che richiede un intervento immediato e la somministrazione istantanea di un farmaco specifico.
     

    Se noterai questo tipo di sintomi con una certa frequenza, il consiglio è quello di consultare il pediatra e valutare con lui di rivolgerti a un medico specialista in allergologia affinché possa eseguire una diagnosi approfondita basata su test scientifici e attendibili. L’allergologo inizierà a indagare i sintomi (intensità, durata, frequenza, ecc.) e a informarsi su eventuali casi presenti in famiglia. Il passo successivo sarà quello di procedere a diversi tipi di analisi e di test per avere un quadro clinico completo del bambino. Si tratta di un percorso abbastanza complesso, che solo un esperto può condurre in base alle specifiche esigenze e ai risultati via via ottenuti. Si parte dalle analisi del sangue, proseguendo con test cutanei (o prink test), test sierologici o test di provocazione orale a seconda di quanto richiesto dal caso. Il supporto del medico sarà necessario anche nel caso in cui il bambino dovrà seguire una dieta di esclusione, indicando come assicurargli un’alimentazione sana e bilanciata anche dovendo eliminare uno o più alimenti e integrarli con dei corretti sostituti.
     

    Nel caso di intolleranze alimentari comprovate sarà sempre il dottore a valutare se eliminare completamente o ridurre semplicemente le quantità del cibo o della sostanza in questione e a indicare se potrà poi successivamente essere reintegrato nella dieta del bambino.
     

    Per questo è fondamentale riuscire ad effettuare una diagnosi tempestiva e specialistica, facendo molta attenzione alle etichette alimentari e alla preparazione dei cibi, specialmente quando il piccolo mangia fuori casa. In particolare, dovrai avere cura di informare le maestre non appena il tuo bambino inizierà a frequentare il nido o l’asilo.


     

    ¹ Studio Europrevall: “Incidence and natural history of challenge-proven cow’s milk allergy in European children”, EuroPrevall birth cohort., agosto 2015.

    ² “Allergie alimentari e sicurezza del consumatore”, a cura del Ministero della Salute.

    ³ Si veda, Documento Condiviso “Allergie e Intolleranze alimentari”, SIAIP (Società Italiana Allergologia e Immunologia Pediatrica).

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