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    Tutti i metodi per far addormentare un neonato

    Nelle prime settimane di vita il tuo piccolo potrebbe faticare ad addormentarsi perché, dopo 9 mesi di tranquillità e pace nel tuo pancione, si ritrova in un ambiente nuovo e certamente più caotico dell’utero materno. Ci sono molti metodi per far addormentare un neonato, ciascuno basato su sistemi e convinzioni anche completamente diversi tra loro. Una volta individuato quello più adatto alle tue esigenze e al tuo stile di vita, il consiglio è quello di provare a metterlo in pratica fin da subito, perseguendolo con convinzione e senza troppi ripensamenti. In questo modo, il momento della nanna potrà diventare davvero dolce e piacevole sia per te che per il tuo bambino.

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    C’è chi preferisce affidarsi ai rimedi della nonna o alle ninnananne d’altri tempi e c’è chi preferisce metodi più rigorosi e scientifici suggeriti da esperti e pediatri. Vediamo insieme quali sono i metodi più diffusi per far addormentare un neonato. Tra i più diffusi e controversi sistemi per far dormire i bambini figura certamente il metodo Sears o del co-sleeping. Secondo il dottor Sears, il pediatra da cui prende il nome, la miglior tecnica è quella di lasciare che il piccolo si addormenti nel lettone insieme ai genitori, abituandosi ai loro ritmi. Con il co-sleeping il bebè si sente rassicurato dalla presenza fisica e dalla vicinanza con la mamma e il papà e in questo modo si dovrebbe addormentare più rapidamente e serenamente rispetto ai piccoli che dormono da soli. Benché continui ad avere successo, il metodo Sears viene spesso contestato sia per la pericolosità per i neonati, sia perché svilupperebbe un attaccamento eccessivo ai genitori, difficile da superare anche con l’età.

     

    Agli antipodi del co-sleeping troviamo un altro metodo di successo ma altrettanto discusso. Si tratta del metodo Ferber o metodo Estivill, un sistema considerato più rigido ma che aiuterebbe il piccolo ad abituarsi ad addormentarsi da solo in pochissimi giorni, fin dalla più tenera età. Il metodo Estivill richiede a mamma e papà, una volta stabilito un orario preciso per la nanna, di lasciare il bebè nella sua culla o nel suo lettino, magari insieme ad un pupazzetto o al ciuccio e, dopo averlo salutato e rassicurato, di uscire dalla stanza lasciando che si addormenti da solo. Il sistema prevede poi di rientrare sistematicamente nella cameretta, inizialmente ogni 2 minuti, poi ogni 3 minuti e così via, aumentando progressivamente il lasso di tempo finché, assicura il suo creatore, il piccolo non si addormenterà tranquillamente da solo. L’importante è la fermezza, virtù che dovrai possedere per resistere alla tentazione di prenderlo tra le braccia e coccolarlo quando piange. Il tuo bambino, infatti, dovrà essere in grado di rassicurarsi solo con la tua presenza e con i suoi punti di riferimento nella cameretta. Giudicato da molti addirittura crudele, il metodo Estivill è per molte mamme una tecnica rapida ed efficace per abituare i bambini a dormire da soli.
     

    Tra questi due estremi possiamo collocare un terzo metodo di fama internazionale: il metodo di Tracy Hogg o metodo E.A.S.Y. In base a questo sistema ci sono quattro fasi di una buona routine della nanna: Eat (mangiare), Activity (attività), Sleep (dormire), You (tu, mamma). Tracy Hogg suggerisce che, per abituare il bambino a dormire serenamente e rapidamente, bisognerebbe iniziare prima di tutto da una buona pappa; poi, con il pancino pieno, passare ad un po’ di attività per aiutare il piccolo a rimanere sveglio facilitando la digestione. Via libera, quindi, a coccole e giochi con mamma e papà! Non appena il bebè inizia a rilassarsi e stropicciare gli occhietti, quello è il momento giusto per portarlo nel suo lettino lasciando che si abbandoni al sonno proprio lì. Se dovesse risvegliarsi piangendo, tieniti pronta per rassicurarlo e calmarlo ma rimettendolo subito nella sua culla.
     

    Molto discusso è anche il metodo Montessori per la nanna, basato sul principio della libertà e dell’autonomia e, proprio per questo, spesso frainteso. Secondo la Montessori il momento della nanna dovrebbe essere fruito liberamente dai bambini senza essere percepito come una forzatura o come un momento di reclusione. Il suggerimento è quello di evitare culle sollevate da terra con sponde molto alte o con le sbarre, preferendo lettini molto bassi (non più di 20 cm di altezza) tipo futon giapponesi, o anche un semplice materasso posizionato a terra con dei cuscini intorno oppure direttamente su una pedana bassa e morbida. Questo darebbe la possibilità al bambino di guardarsi intorno e favorirebbe lo scivolamento giù dal letto, lasciando lui libero di muoversi e te di sistemarti comodamente accanto a lui in caso di risvegli notturni.
     

    Al di là del metodo prescelto, l’importante è che tu, mamma, sia sicura della tua scelta e ben determinata a far vivere al tuo piccolo il momento della nanna con serenità e dolcezza.

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