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Il primo Philips Future Health Index rende noto che i mercati avanzati hanno un accesso migliore alla sanità, mentre i mercati in via di sviluppo sono i primi per utilizzo di tecnologie connesse

giugno 13, 2016

  • La relazione sulla ricerca internazionale commissionata da Philips rivela che ci sono diversi livelli di preparazione ad accogliere i benefici della tecnologia per le cure connesse e la condivisione di dati
  • I risultati indicano dei gap di percezione tra i professionisti in ambito healthcare e i pazienti riguardo temi quali responsabilità e capacità di prevenzione dei problemi di salute

Amsterdam, Paesi Bassi – Royal Philips (NYSE: PHG, AEX: PHI) diffonde i risultati del primo Philips Future Health Index (FHI), un ampio studio internazionale che mostra il livello di preparazione di ciascun paese coinvolto per affrontare le sfide sanitarie globali a lungo termine attraverso l’integrazione e le tecnologie per le cure connesse.

Per migliorare la qualità e l’accessibilità alle cure anche dal punto di vista economico, i sistemi sanitari stanno spostando il loro focus dalle terapie da condurre esclusivamente in ambito ospedaliero a nuovi modelli di cura integrati e coordinati che seguono un “percorso salute” che parte dalla sana alimentazione alla prevenzione e continua con diagnosi, terapie e cure che si possono condurre anche in ambito domestico.

 

Prendendo in esame le percezioni, i comportamenti e gli approcci dei pazienti e dei professionisti in ambito healthcare, il FHI di Philips si focalizza su tre fattori chiave necessari per andare verso un sistema sanitario più integrato: accesso alla sanità; integrazione dell’attuale sistema sanitario e adozione di tecnologia e sistemi per le cure connesse. Mentre i dati della ricerca evidenziano come la tecnologia digitale rappresenti un driver chiave per la trasformazione del settore sanitario, il FHI rivela differenti livelli di preparazione nei diversi paesi e grandi opportunità di miglioramento per incoraggiarne un’adozione più ampia a livello globale.

 

Tre quarti (76%) degli operatori sanitari dei mercati avanzati sono d’accordo nell’affermare che i loro pazienti hanno accesso alle cure necessarie per patologie attuali e future, mentre sono solo poco più della metà (58%) nei mercati emergenti. Tuttavia, i mercati emergenti quali il Sudafrica e gli Emirati Arabi Uniti sembrano essere in prima linea nell’adozione di tecnologia connessa e sempre più professionisti delle economie emergenti si aspettano che la tecnologia connessa venga usata per gestire la sanità nel futuro.

 

Lo studio che sarà condotto su base annuale, è stato sviluppato in partnership con un istituto di ricerca internazionale indipendente in 13 paesi negli ultimi mesi. Sono stati intervistati più di 2.600 professionisti dell’healthcare e 25.000 pazienti in Australia, Brasile, Cina, Francia, Germania, Giappone, Paesi Bassi, Singapore, Sudafrica, Svezia, Emirati Arabi Uniti, Regno Unito e Stati Uniti.

 

Assegnando a ciascun paese preso in esame un punteggio massimo pari a 100, il FHI mostra il livello di preparazione di ciascun mercato ad accogliere i benefici dalla tecnologia per le cure connesse. Gli Emirati Arabi Uniti hanno raggiunto il punteggio più alto (65.3) tra i paesi presi in esame, seguono i Paesi Bassi e la Cina con punteggi significativi (58.9 e 58.1 rispettivamente) mentre la Germania, il Brasile e il Giappone hanno ricevuto i punteggi più bassi in termini di prontezza (54.5, 50.6 e 49.0 rispettivamente).

 

“Il Future Health Index ha svelato una serie di aree significative di cambiamento per i sistemi sanitari necessarie per riuscire a fornire cure valide e a lungo termine”, ha affermato Frans van Houten, CEO di Royal Philips. “Tuttavia, è incoraggiante vedere tante nazioni partire da una posizione piuttosto forte nella loro preparazione ad adottare tecnologie connesse che porteranno in ultima analisi la vera trasformazione. Il FHI fornisce validi spunti di riflessione su pazienti, professionisti in ambito sanitario e decisori politici – nei mercati avanzati così come in quelli emergenti – su cui bisogna focalizzare l’attenzione per aumentare i loro rispettivi livelli di accesso, integrazione e adozione di tecnologie sanitarie per migliorare i risultati e l’esperienza dei pazienti nel lungo termine.”

 

Altri aspetti rilevanti emersi dallo studio FHI:

 

I dati dilagano, ma la loro condivisione continua a rappresentare una grande sfida. Nonostante i progressi compiuti con le cartelle cliniche digitali in alcuni paesi, la maggioranza dei pazienti (74%) dichiara di dover ripetere le stesse informazioni a più operatori sanitari e la maggior parte (60%) ha anche affermato di essersi sottoposta più volte agli stessi test. Inoltre, nonostante più della metà dei pazienti intervistati (57%) possieda o utilizzi la tecnologia connessa per monitorare alcuni parametri sanitari, solo un terzo di questi (33%) ha condiviso queste informazioni con il proprio medico.

 

La tecnologia è una questione generazionale, sia per i professionisti sanitari che per i pazienti. Nei paesi presi in esame, i pazienti più giovani e gli operatori sanitari con meno esperienza sono, ugualmente, più propensi a utilizzare e condividere informazioni attraverso la tecnologia connessa rispetto ai loro predecessori. Più della metà (57%) dei pazienti di età compresa tra i 18-34 anni dichiara di possedere almeno un dispositivo di monitoraggio della salute, e un quarto di questi (25%) ritiene di essere più informato sulle tecnologie di cura connessa rispetto al 14% di coloro che hanno un’età superiore ai 55 anni.

 

I pazienti e i medici hanno una diversa percezione della capacità dei pazienti di monitorare la propria salute. Una netta maggioranza dei pazienti intervistati (69%) ritiene di avere le conoscenze necessarie per gestire in maniera appropriata la propria salute. Tuttavia, meno della metà degli operatori sanitari (40%) è d'accordo. Questo gap di percezione esiste anche per quanto riguarda la responsabilità nella prevenzione dei problemi di salute. I pazienti più anziani sono più propensi a credere di essere i responsabili della propria salute – il 79% di quelli che hanno 55 anni o oltre credono di essere totalmente responsabili nella prevenzione rispetto ai pazienti più giovani (il 66% di quelli di età compresa tra 18 e i 34 anni globalmente).

 

L'integrazione e la condivisione dei dati sono degli importanti traguardi da perseguire. La maggioranza dei pazienti e degli operatori sanitari (rispettivamente il 69% e l’85%) sono convinti che i sistemi sanitari integrati siano in grado di migliorare la qualità della cura per i pazienti e la maggior parte dei medici (88%) concorda sul fatto che l'integrazione possa avere un impatto positivo diretto sulla salute dell’intera popolazione.

 

Specifiche aree di miglioramento devono essere prese in considerazione per aumentarne l’adozione su scala globale.

 

La burocrazia è vista come un ostacolo importante. Oltre la metà (54%) degli operatori sanitari e il 43% dei pazienti considera la burocrazia del sistema sanitario uno dei principali ostacoli per coordinare la condivisione dei dati e favorire l’integrazione del sistema sanitario nei propri paesi.

 

I costi, la formazione e la sicurezza dei dati preoccupano ancora.

La metà dei professionisti e dei pazienti (il 52% e il 51%, rispettivamente) pensa che le tecnologie connesse possano aumentare i costi della sanità, e ci sono ancora grandi preoccupazioni legate alle risorse necessarie per migliorare la formazione e la sicurezza dei dati.

Per consultare il Future Health Index report nella sua interezza e avere accesso ai dati più approfonditi dei singoli paesi, visitate: www.futurehealthindex.com.

 

*Philips Italia ha intrapreso un primo percorso di indagine quantitativa intervistando un campione di 2.000 italiani che abbiano consultato un professionista sanitario negli ultimi 3 mesi. Lo studio fornirà importanti indicazioni sui comportamenti di salute e sulle abitudini sanitarie degli italiani e verrà rilasciato nei prossimi mesi.

Per ulteriori informazioni contattare:

 

Philips

Andrea Cattani

Head of Brand Communication & Digital

Tel: 039 2036570

andrea.cattani@philips.com

Royal Philips

Royal Philips (NYSE: PHG, AEX: PHIA) è un’azienda leader nel campo della salute e del benessere, il cui obiettivo è migliorare la vita delle persone e facilitare l’intero iter terapeutico dalla prevenzione al sostegno di uno stile di vita sano, dalla diagnosi precoce al trattamento fino alle cure domiciliari. Philips si avvale di una tecnologia avanzata e di una profonda conoscenza degli aspetti clinici e delle esigenze del consumatore per fornire soluzioni integrate. L’azienda è leader nell’ambito della diagnostica per immagine, dell’interventistica, del monitoraggio del paziente e dell’informatica applicata alla sanità, delle soluzioni per il benessere delle persone e della cura a domicilio. Philips, con headquarter in Olanda e con vendite generate dal business HealthTech pari a 16,8 miliardi di euro nel 2015, ha circa 69.000 dipendenti in oltre 100 nazioni. Tutte le notizie relative a Philips sono disponibili su www.philips.it/newscenter

Il Philip Future Health Index

Philips ha condotto una ricerca iniziale per comprendere la percezione nei confronti del sistema di cure connesse e il ruolo che questo svolge nel futuro dell'assistenza sanitaria. Lo studio, che avrà cadenza annuale, prevede sia una ricerca quantitativa che qualitativa attraverso interviste più approfondite. Le interviste sono state condotte tra febbraio e aprile 2016 in 13 paesi. Grazie alla collaborazione con un istituto di ricerca internazionale indipendente, è stato effettuato un sondaggio a partire dal 24 febbraio 2016 fino all’8 aprile 2016 nei seguenti paesi: Australia, Brasile, Cina, Francia, Germania, Giappone, Paesi Bassi, Singapore, Sud Africa, Svezia, Emirati Arabi Uniti, Regno Unito e Stati Uniti nella lingua madre del singolo paese. Sono state condotte interviste online, interviste face-to-face (attraverso computer) e telefoniche (attraverso computer) per raggiungere un campione totale di:

  • 2.659 operatori sanitari (coloro che lavorano nel settore sanitario, come medici, chirurghi, infermieri praticanti, infermieri professionali, infermieri diplomati o specializzati in diversi ambiti)
  • 25.355 pazienti adulti (pazienti di 18 anni o oltre che hanno visitato un operatore sanitario nel corso degli ultimi tre mesi)
  • Circa 200 operatori sanitari e 2.000 pazienti intervistati in ciascun paese (ad eccezione degli Emirati Arabi Uniti in cui ne sono stati coinvolti 1.000).

 

È stata condotta anche una seconda ricerca che raccoglie le informazioni provenienti dai dati di terze parti e da case studies per conferire ulteriore valore ai risultati emersi dalla prima ricerca. Per contestualizzare i dati quantitativi, l'indagine è stata integrata con interviste approfondite di 30-45 minuti condotte in collaborazione con Schlesinger e IPSOS a partire dal 7 marzo fino all’11 aprile 2016. Sono stati intervistati di persona o per telefono le seguenti figure: operatori sanitari (20 per mercato in tutti i 13 paesi); assicuratori professionali (8-10 per mercato in Cina, Francia, Giappone, Paesi Bassi, Regno Unito, Stati Uniti); e politici (8-10 per mercato in Cina, Francia, Giappone, Paesi Bassi, Regno Unito, Stati Uniti).

 

Il Future Health Index (FHI) è stato calcolato combinando le risposte emerse dalla ricerca quantitativa sottoponendo ai pazienti e agli operatori sanitari le stesse domande riguardo all'accesso al sistema sanitario, allo stato attuale di integrazione del sistema sanitario del loro paese e l'adozione di tecnologie di cura connesse. L'indice varia da 0 a 100 punti e corrisponde alla media di tre sotto-indici: l'accesso (attraverso l’intero percorso salute); l'integrazione (del sistema sanitario); e l'adozione (di tecnologia di cura connessa). Ciascuno dei tre sotto-indici varia da 0 a 100 punti e pesa allo stesso modo sul punteggio finale del FHI. I punteggi dei tre sotto-indici si basano su una serie di domande (o componenti) che emergono da temi differenti all’interno del questionario.

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